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Il Medioevo nel nostro patrimonio

Torri, castelli e abbazie restituiscono l’immagine di un Piemonte medievale attento agli orizzonti artistici e culturali d’Oltralpe, ma anche capace di elaborazioni autonome destinate a fare scuola. La struttura architettonica trecentesca del Castello di Serralunga d’Alba, propria di un donjon francese perfettamente conservato, rappresenta un modello unico non solo in Piemonte, ma in tutta Italia. Le torri cilindriche presenti sulla facciata di Mezzogiorno del castello di Moncalieri, antica “porta” di Torino sulla via di Asti, raffigurano l’ultima testimonianza dell’impianto medioevale, prima della trasformazione seicentesca. L’antica struttura fortificata dei Castelli di Racconigi e Agliè fu trasformata a partire dal XVII secolo per dar luogo a residenze di piacere e villeggiatura. L’antico Castello di Gavi, documentato poco prima dell’anno 1000,  venne trasformato e ampliato tra il XVI e il XVII secolo, assumendo l’aspetto di una moderna fortezza. La Canonica di Santa Maria di Vezzolano, realizzata nella seconda metà del XII secolo, presenta ancora oggi una facciata adorna di sculture di connotazione transalpina, e contiene al suo interno importanti opere d’arte medioevale ed un prezioso e raro pontile (o jubé) decorato da sculture policrome. I mosaici della pavimentazione dell’antica Abbazia di Fruttuaria, di matrice benedettina, databili fra i secoli XI e XII, risultano tra i più antichi presenti in Piemonte, con figurazioni zoomorfe e motivi ornamentali di gusto mediorientale.

 

La dimensione green nel nostro patrimonio: giardini e parchi storici

Nati per usi diversi, parchi e giardini arricchivano i palazzi signorili di città e di campagna. Le residenze della Direzione regionale Musei Piemonte offrono diversi e rilevanti esempi di questi luoghi di loisir, concepiti per attività di svago e divertimento, tra cui i giardini di Villa della Regina, dimora per le regine sabaude nata come sontuosa residenza di campagna caratterizzata dai vigneti, presenti ancora oggi grazie al reimpianto di una vite da cui si produce vino Freisa. Il Parco del Castello di Racconigi, con le sue vaste estensioni di terreno, costituiva una delle aree di caccia di casa Savoia, mentre il Parco del Castello di Agliè è stato impreziosito da gruppi scultorei raffiguranti affluenti del Po. Trasformato nel tempo, il suo impianto seicentesco è ancora testimoniato dal giardino all’italiana con siepe in bosso circondato da un giardino romantico ottocentesco con alberi centenari e da un Parco all’inglese progettato dall’Architetto Xavier Kurten, chiamato dai Savoia a risistemare anche il Parco del Castello di Racconigi. Una dimensione più familiare caratterizzava invece i giardini di Palazzo Carignano: scomparsi con le trasformazioni e il raddoppio del Palazzo realizzato nell’Ottocento, allietavano la quotidianità dei principi con le loro forme regolari e il profumo delle piante di limoni.

 

La dimensione green del nostro patrimonio: architettura e paesaggio

Sulla sommità di colline o in ambiti di spiccato valore paesaggistico si inseriscono antiche emergenze architettoniche che da secoli contribuiscono alla storia e ai tratti identitari di luoghi e comunità. Tali beni rappresentano delle autentiche eredità culturali, non solo per il loro valore artistico e simbolico, ma anche per il rapporto storico con il territorio e per la loro capacità di plasmare il paesaggio circostante. La Canonica di Santa Maria di Vezzolano, scrigno romanico della seconda metà del XII secolo, ha conservato le caratteristiche di nucleo isolato in una conca di singolare bellezza che ha mantenuto nel tempo la sua vocazione agricola. Per contribuire alla conservazione dell’ambiente rurale, in prossimità della Canonica sono stati realizzati tre frutteti con specie locali di alberi da frutta. Parallelamente all’interno del complesso, oltre al giardino del chiostro recentemente restaurato con fiori e piante legate all’antica simbologia religiosa, è stato creato un frutteto con oltre cinquanta varietà di mele antiche. Il Castello nobiliare trecentesco di Serralunga d’Alba, posto sul crinale di un colle a dominio dell’omonimo borgo e dei vigneti circostanti, all’interno di un territorio oggi patrimonio Unesco, ha mantenuto per secoli la sua funzione di presidio agricolo e il suo rapporto con l’intorno produttivo. Il recente intervento, che ha ridisegnato “alla medioevale” i giardini, ha voluto sottolineare questo forte legame tra patrimonio storico-artistico e paesaggio rurale, inserendo nell’impianto architetture verdi intervallate da spalliere di viti e peri, coltivazioni tipiche della zona e del panorama circostante. Il Forte di Gavi, fortezza “alla moderna” di tipo difensivo costruita su un preesistente castello medievale, si colloca su una rocca che sovrasta l’abitato, all’interno di una riserva naturale protetta. La struttura, perfettamente integrata nel paesaggio circostante di cui è simbolo, ha contribuito con la sua presenza a preservare nei secoli l’integrità del circondario, in un contesto territoriale in cui zone boschive si alternano a suggestivi paesaggi collinari coltivati a vigneti.

 

Il gusto barocco nel nostro patrimonio

Espressione di ricercato virtuosismo, il Barocco si caratterizzò in Piemonte per gusti, colori e forme peculiari rispetto al resto d’Italia. Nel corso del XVII secolo, il contesto torinese, sotto l’egida della committenza sabauda, sviluppò stilemi che in architettura dimostrarono di prediligere la purezza della materia e lo studio della forma, esaltati dall’adozione del semplice mattone rosso. Emblema di tale cifra stilistica è Palazzo Carignano, nato dal genio innovativo di Guardino Guarini, scelto da Emanuele Filiberto, detto il Muto, principe di Savoia-Carignano, per la realizzazione della sua nuova residenza. La sinuosa armonia della facciata in cotto e l’andamento curvilineo dell’atrio e dello scalone esprimono pienamente la particolare interpretazione dell’estetica barocca che caratterizza l’edificio, tra i più noti capolavori della storia dell’architettura. Per volontà del principe, Guarini si occupò di riplasmare anche il Castello di Racconigi, coinvolgendo André Le Nôtre, il giardiniere del Re Sole, che progettò un notevole giardino alla francese. Accanto a queste mirabili realizzazioni, il trionfo del gusto barocco fu sancito nel grandioso programma architettonico promosso dai Savoia con la “corona di delitiae”, di cui restano importanti testimonianze nel patrimonio della Direzione regionale Musei. Dagli interventi di Filippo Juvarra a Villa della Regina, con nuove forme ed effetti scenografici, alla sistemazione dell’imponente facciata del Castello di Moncalieri per inglobare le antiche torre medievali di pianta circolare tra due grandi torrioni quadrangolari, fino all’eleganza asimmetrica della facciata del Castello di Agliè.

 

L’iconografia sabauda nelle nostre collezioni 

Non tutti sanno che la più grande raccolta di iconografia sabauda esistente al mondo è conservata presso il Castello di Racconigi, in provincia di Cuneo. Fu per volere del principe ereditario Umberto II, che tra il secondo decennio del Novecento e gli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale, venne radunata presso l’amata residenza extraurbana una raccolta composta di circa milleottocento manufatti provenienti da altre proprietà sabaude e dal mercato antiquario. Molti di questi dipinti sono esposti nella Galleria dei Ritratti del Castello, nonché in altre sale e nei depositi. Alcuni di quei ritratti, quelli raffiguranti i principi a cavallo, provenivano dal Castello di Moncalieri, dove se ne conservano ancora sette, benché la serie sia stata suddivisa tra il Palazzo Reale di Torino e la Villa Reale di Monza, oltre alle opere portate al Castello di Racconigi. Una ricca collezione di ritrattistica sabauda è inoltre quella seicentesca presente nella Sala degli Antenati del Castello di Agliè, residenza dove anche nella Galleria d’Arte è possibile ammirare busti in marmo con l’effige di vari personaggi della dinastia e dipinti che illustrano alcuni dei più importanti fatti storici legati alla casata. Un itinerario dedicato all’iconografia sabauda prosegue, idealmente, a Villa della Regina, per contemplare ritratti sabaudi di artisti del Settecento e dell’Ottocento, e passa anche da Palazzo Carignano dove al centro della splendida boiserie nell’Appartamento di Mezzogiorno, campeggia il ritratto di Tommaso, capostipite della dinastia dei Savoia-Carignano, copia dal celebre dipinto di Antoon van Dyck oggi conservato alla Gemäldegalerie di Berlino. Una traccia, infine, dei Savoia del Seicento si ritrova anche presso l’Abbazia di Vezzolano, nella Sala degli Abati in cui sono affrescati gli stemmi di tre membri della famiglia: dopo la Pace di Cherasco (1631) quel territorio passò infatti sotto il dominio dei Savoia.

 

La società di corte: spazi, riti e rappresentazioni

Le residenze sabaude furono scenario di una magnificente società di corte che, tra regole del cerimoniale e momenti dedicati allo svago, imponeva una rigida etichetta, non diversamente da quanto accadeva presso le più prestigiose corti europee. Ogni evento, banchetto o festa, era scandito da rituali che si esprimevano in spazi ben definiti: l’arrivo al seicentesco Palazzo dei Principi di Savoia-Carignano avveniva in carrozza tra lo stupore e la meraviglia delle forme barocche. L’ospite, prima di giungere al cospetto dei principi e dei sovrani, percorreva scaloni monumentali dopo aver atteso in mirabili giardini che, come i palazzi, divennero una quinta scenografica per la rappresentazione e la celebrazione del potere. André Le Nôtre, giardiniere di Versailles, progettò per il Castello di Racconigi un grandioso giardino alla francese destinato allo svago e alla caccia. I grandi balli si tenevano nei saloni principali, tra cui ad esempio quello affrescato da Giovanni Paolo Recchi al Castello di Agliè con le imprese di re Arduino, mentre i passatempi della corte si svolgevano nelle sale del trucco, come veniva chiamata nel Settecento l’attuale Camera verso Levante di Villa della Regina per la presenza di un tavolo da gioco simile al biliardo, appunto il “Trucco”. Le udienze pubbliche si tenevano nelle camere del ricevimento, quelle dei ministri nei gabinetti di udienza. Un calendario rigidissimo prevedeva che al Castello di Racconigi i ministri avessero due soli incontri alla settimana con il re Carlo Alberto: ricevuti nel Gabinetto di Apollo, rispettavano il protocollo di corte secondo cui, nel presentarsi al re, dovevano fare tre inchini e, nel ritirarsi, camminare a ritroso. La conversazione serale delle dame avveniva nei salotti: sorseggiare un tè nel Salotto della Regina Maria Adelaide nel Castello di Moncalieri significava immergersi in un maestoso scenario d’ispirazione barocca sugellato da tappezzerie in seta, bronzi dorati, porcellane dipinte e intarsi lignei dell’ebanista Gabriele Capello detto il Moncalvo. Infine le operazioni di vestizione e cura del corpo avvenivano nei gabinetti di toeletta, dove tuttora si possono ammirare, nella cornice di straordinari apparati decorativi, sfarzosi arredi in cui ricorrono specchiere, tavolini, sedie e poltrone a completamento di raffinate suppellettili.